Perché abbiamo cambiato l'elenco delle cime dell'Appennino oltre i 2000 m
La pubblicazione dell’elenco delle cime superiori ai 2000m dell’Appennino, sia sul volume di Alberto Osti I 2000 dell’Appennino, ed. Il Lupo 2010, sia sul sito del Club 2000m (www.club2000m.it), ha suscitato grande interesse ed una gran voglia di contribuire a raffinare l’elenco. I soci registrati del Club 2000m hanno abbondantemente superato i 600 e continuano stabilmente a crescere, confermando la validità dell’obiettivo originariamente prefissato di sviluppare la conoscenza e la frequentazione dell’Appennino.
Molti di costoro hanno fatto pervenire commenti, suggerimenti, o segnalato quelli che, secondo loro, erano errori materiali (di altitudine, di denominazione locale, o di opportunità di includere od escludere un oggetto geografico dall’elenco).
Le osservazioni, condivise, hanno generato un dibattito molto vivace. Da qui è emersa la necessità di una revisione dell’elenco proposto. Questo era comunque un work in progress, vista la novità dell’iniziativa e la difficoltà di un censimento basato inizialmente in parte solo su dati cartografici (IGM e non), non sempre disponibili con l’accuratezza metrica necessaria per le quote di elevazioni e selle, o viziate occasionalmente da piccoli errori. Le verifiche e le misurazioni effettuate nel frattempo dai proponenti indicavano la necessità della revisione di
Per raggiungere un consenso condiviso sull’elenco si è deciso di costituire una commissione che coinvolgesse, oltre al direttivo del Club 2000m, promotore dell’iniziativa, anche esperti dei CAI locali (Avezzano, Frosinone, L’Aquila, Lanciano/Chieti, Rieti, Roma, Palestrina, Pietracamela, per citare solo i principali tra quelli coinvolti), considerati i migliori conoscitori delle montagne della propria zona.
Nel corso dei lavori sono stati interpellati esperti di aree specifiche e studiosi della toponomastica centro italica, quali: Luigi Ferranti, (Dipartimento di Scienze della Terra, dell'Ambiente e delle Risorse - Università di Napoli) autore di Appennino Meridionale - Campania, Basilicata, Calabria, TCI-CAI 2010, e Antonio Sciarretta (cattedra presso IFP energie nouvelles, Paris e lettore presso ETH Zurich), autore di Toponomastica d'Italia: Nomi di luoghi, storie di popoli antichi, Mursia 2010; “La toponomastica”, in Guida turistica della Comunità montana Campo Imperatore e Altopiano di Navelli, ed. Menabò 2000; “Toponomastica della riserva naturale Monte Genzana ed Alto Gizio”, 2000; “Toponomastica del versante aquilano del Gran Sasso: la montagna di San Franco, la montagna della Ienca ed il Pizzo di Camarda, la montagna di Assergi, la montagna di Filetto”, Bollettino del CAI dell'Aquila 1995-1999; Toponomastica della Maiella orientale, ed. Menabò 1997.
La Società Geografica Italiana ha dato un importante contributo metodologico, esigendo che i criteri utilizzati fossero il più possibile scientifici, oggettivi.
Le indicazioni ricevute sono che la prominenza è il criterio più oggettivo, ma anche una denominazione storicamente nota ha una sua valenza importante. Hanno sottolineato a lungo che per identificare una cima è importante una storia, che non è possibile utilizzare criteri ad hoc o basati su eventi molto recenti, che potrebbero apparire a terzi come strumentali. Considerano ragionevole accettare una denominazione diffusa localmente, purché non da un singolo individuo, ma di uso comune almeno in un paese alla base della montagna in questione.Considerano accettabile un criterio oggettivo come la distanza, ma insufficiente come tale, in assenza di un minimo di prominenza.
Nel corso dei lavori si sono consultate varie pubblicazioni storiche presenti nella ricca biblioteca del CAI di Roma.
Contemporaneamente si sono effettuate le misurazioni delle quote non esplicitamente indicate nelle cartine IGM e misurate sul terreno le distanze tra punti geografici eventualmente caratterizzabili come cime distinte.
Il contributo degli esperti coinvolti ha portato ad affinare i criteri inizialmente utilizzati per l’individuazione delle cime, ed inoltre, grazie anche alle verifiche effettuate, a migliorare l’elenco, che si presenta ora contemporaneamente pulito di alcuni errori ed imprecisioni, ed arricchito con alcune nuove cime segnalate dagli appassionati e validate dagli esperti.
La pubblicazione dell’elenco delle cime superiori ai 2000m dell’Appennino, sia sul volume di Alberto Osti I 2000 dell’Appennino, ed. Il Lupo 2010, sia sul sito del Club 2000m (www.club2000m.it), ha suscitato grande interesse ed una gran voglia di contribuire a raffinare l’elenco. I soci registrati del Club 2000m hanno abbondantemente superato i 600 e continuano stabilmente a crescere, confermando la validità dell’obiettivo originariamente prefissato di sviluppare la conoscenza e la frequentazione dell’Appennino.
Molti di costoro hanno fatto pervenire commenti, suggerimenti, o segnalato quelli che, secondo loro, erano errori materiali (di altitudine, di denominazione locale, o di opportunità di includere od escludere un oggetto geografico dall’elenco).
Le osservazioni, condivise, hanno generato un dibattito molto vivace. Da qui è emersa la necessità di una revisione dell’elenco proposto. Questo era comunque un work in progress, vista la novità dell’iniziativa e la difficoltà di un censimento basato inizialmente in parte solo su dati cartografici (IGM e non), non sempre disponibili con l’accuratezza metrica necessaria per le quote di elevazioni e selle, o viziate occasionalmente da piccoli errori. Le verifiche e le misurazioni effettuate nel frattempo dai proponenti indicavano la necessità della revisione di
Per raggiungere un consenso condiviso sull’elenco si è deciso di costituire una commissione che coinvolgesse, oltre al direttivo del Club 2000m, promotore dell’iniziativa, anche esperti dei CAI locali (Avezzano, Frosinone, L’Aquila, Lanciano/Chieti, Rieti, Roma, Palestrina, Pietracamela, per citare solo i principali tra quelli coinvolti), considerati i migliori conoscitori delle montagne della propria zona.
Nel corso dei lavori sono stati interpellati esperti di aree specifiche e studiosi della toponomastica centro italica, quali: Luigi Ferranti, (Dipartimento di Scienze della Terra, dell'Ambiente e delle Risorse - Università di Napoli) autore di Appennino Meridionale - Campania, Basilicata, Calabria, TCI-CAI 2010, e Antonio Sciarretta (cattedra presso IFP energie nouvelles, Paris e lettore presso ETH Zurich), autore di Toponomastica d'Italia: Nomi di luoghi, storie di popoli antichi, Mursia 2010; “La toponomastica”, in Guida turistica della Comunità montana Campo Imperatore e Altopiano di Navelli, ed. Menabò 2000; “Toponomastica della riserva naturale Monte Genzana ed Alto Gizio”, 2000; “Toponomastica del versante aquilano del Gran Sasso: la montagna di San Franco, la montagna della Ienca ed il Pizzo di Camarda, la montagna di Assergi, la montagna di Filetto”, Bollettino del CAI dell'Aquila 1995-1999; Toponomastica della Maiella orientale, ed. Menabò 1997.
Inoltre si sono consultate varie pubblicazioni storiche presenti nella ricca biblioteca del CAI di Roma.
Contemporaneamente si sono effettuate le misurazioni delle quote non esplicitamente indicate nelle cartine IGM e misurate sul terreno le distanze tra punti geografici eventualmente caratterizzabili come cime distinte.
Il contributo degli esperti coinvolti ha portato ad affinare i criteri inizialmente utilizzati per l’individuazione delle cime, ed inoltre, grazie anche alle verifiche effettuate, a migliorare l’elenco, che si presenta ora contemporaneamente pulito di alcuni errori ed imprecisioni, ed arricchito con alcune nuove cime segnalate dagli appassionati e validate dagli esperti.
Criteri per l’individuazione delle cime appenniniche di 2000 m e più
La definizione di cima è apparentemente semplice, ma diventa più complesso distinguere tra un semplice rilievo quotato, magari di una lunga cresta senza grandi dislivelli e una vetta che appaia e possa essere considerata come tale a tutti gli effetti.
Per le cime alpine si è giunti solo nel 1994 ad un elenco ufficiale definito dall’UIAA (Unione Internazionale delle Associazioni Alpinistiche). Il lavoro è stato condotto dai responsabili delle guide alpinistiche ufficiali dei tre club alpini dei Paesi che hanno cime di 4000 m sul proprio territorio: Italia, Francia, Svizzera (si veda UIAA-Bulletin Nr. 145 - Marzo 1994).
Per gli Appennini non si è finora pervenuti alla definizione di un elenco ufficiale. In analogia alle Alpi si è definita una quota, arbitraria ma suggestiva, (2000 mt.) come filtro per individuare quelle più significative. Come per le sorelle maggiori delle Alpi, per gli elenchi finora realizzati sono stati usati criteri diversi, di solito non spiegati in modo chiaro. Il criterio più comune è stato quello di utilizzare i toponimi quotati oltre i 2000 presenti sulle carte IGM. Questo tuttavia escludeva molte vette non storicamente denominate che avevano però sicuramente l’aspetto di una cima, e che in qualche caso erano anche più alte di quella denominata più vicina.
Un criterio alternativo non può sicuramente essere quello di includere tutte le quote su IGM in elevazione dai 2000 in su, poiché si corre il rischio inverso di includere gobbette di cresta di cui non ci accorge nemmeno quando la si percorre.
Si è quindi pensato di procedere in analogia a quanto fatto dall’UIAA attraverso la definizione di criteri il più possibile oggettivi cui attenersi nelle valutazioni.
Il lavoro svolto dalla Commissione per la redazione dell'elenco nell'edizione 2014 ha comportato anche la revisione, parziale, dei criteri precedentemente individuati, del loro peso e della loro applicazione, per tener conto delle esigenze emerse anche dalle segnalazioni dei soci del Club 2000m.
I nuovi criteri adottati per la individuazione delle cime dell’Appennino di 2000 e più metri sono:
CRITERIO DELLA PROMINENZA: elevazione superiore o pari a 2000 m che presenta quattro versanti di almeno 50 m. di dislivello in salita incluso quello rispetto al riferimento relativo (sella più' alta verso il monte più alto più vicino, definito tecnicamente monte genitore).
CRITERIO TOPONOMASTICO: elevazione con toponimo storicamente riconosciuto (sulle carte IGM o in altre pubblicazioni) che dia evidenza di monte (cima, vetta).
CRITERIO DELLA DISTANZA: elevazione che presenta tre versanti di almeno 50 m. di dislivello in salita mentre sul quarto versante, avente almeno 25 m. di dislivello, il monte più'alto più vicino è almeno ad 1 km di distanza su cresta.
CRITERIO ALPINISTICO: elevazione le cui pareti sono percorse da itinerari alpinistici avente un dislivello sul quarto versante di almeno 25 m.
Il criterio della prominenza è sufficiente per l’inclusione nell’elenco, gli altri sono stati applicati dalla Commissione valutando caso per caso.
Il primo criterio è stato considerato in analogia (anche formale) a quanto definito dall’UIAA per le cime alpine oltre i 4000 m, dove il dislivello sui vari versanti è individuato in almeno 30 metri, definiti calcolando l’elevazione media di tutte le vette dal terreno circostante, che è anche equivalente alla lunghezza di corda che per lungo tempo è stata considerata come usuale nelle salite alpine occidentali. In considerazione delle minori elevazioni dell’Appennino e dell’assenza quasi totale di difficoltà alpinistiche si è ritenuto di ampliare il dislivello minimo a 50 metri, che anche visivamente consente di apprezzare meglio l’elevazione come isolata e a sé. Il valore è arbitrario, ma significativo.
Il secondo criterio è stato individuato per tener conto del “sentire comune” di chi è abituato a chiamare un punto topografico oltre i 2000 metri col nome di monte. Nella gran parte dei casi coincide con uno dei due criteri precedenti e, nei rari casi in cui ciò non accade, la cima è stata considerata solo come secondaria di una montagna o di un gruppo montuoso la cui cima principale invece li rispetta.
Il terzo criterio è stato definito per tener conto delle lunghe creste di salita che caratterizzano l’Appennino, in cui un rilievo, se visto dal basso, si presenta come una montagna a sé, nascondendo anche alla vista la cime più elevata seguente. Se visto dall’alto, però, appare come una semplice ondulazione della cresta. In qualche altro caso, pur non appartenendo ad una cresta, si presentano come punte molto evidenti durante la salita (per esempio lungo alcune valli della Maiella), con dislivelli a strapiombo anche consistenti, anche quando, da sopra, appaiono come lievi ondulazioni di pratoni. Il criterio di distanza riprende un analogo criterio considerato (senza però definirlo quantitativamente) anche dagli estensori della lista dei 4000 delle Alpi). La distanza di un chilometro è arbitraria, ma anch’essa deriva da un criterio visivo che consente, a distanza, di apprezzare due cime come evidentemente distinte.
Il quarto criterio tiene conto dell'interesse storico-alpinistico che caratterizza alcune punte dell'Appennino. É stato applicato in pochissimi casi, per includere punte di elevato rilievo alpinistico, anche se non rispettano il criterio di distanza. Ovviamente anche in questo caso sono considerate solo come cime secondarie.
Sono stati confermati anche i criteri per considerare la cima principale e quelle secondarie di un gruppo montuoso.
Il criterio chiave è quello orografico: quando le cime appartengono allo stesso massiccio o alla stessa cresta, vengono considerate cime secondarie quelle collaterali all’elevazione più alta.
Con almeno un’eccezione, costituita dal Monte Marsicano, la cui cima denominata è qualche metro meno elevata del punto più alto, non denominato su IGM. In questo caso si è preferita la chiarezza e l’immediatezza di comunicazione ad una scelta forse tecnicamente più corretta, ma storicamente incomprensibile e che avrebbe richiesto lunghe spiegazioni e generato incomprensioni nei fruitori dell’elenco.
Poiché in alcuni casi, su creste lunghe anche più di una decina di chilometri, caratterizzate da molteplici cime di altezza grosso modo equivalente (per esempio nel gruppo del Gran Sasso dal Monte Aquila a Vado di Sole) sarebbe sciocco identificare una sola cima principale, al criterio orografico ne è stato aggiunto uno visivo, oggettivato col considerare a sé stanti le cime più elevate di un gruppo caratterizzato da elevati dislivelli relativi e secondarie quelle vicine che ne presentano di minori.
Il criterio è stato quello di considerare un dislivello relativo di almeno 100 metri sui quattro versanti. Con questo criterio, nel caso sopra esemplificato, risultano cime principali i monti Aquila, Brancastello, Prena, Camicia, in analogia al comune sentire tra gli escursionisti, e coerentemente all’impatto visivo che la catena presenta.
Infine una nota sulle denominazioni considerate per le cime prive di un toponimo ufficiale registrato su IGM. Nella maggior parte dei casi si è identificato il toponimo vicino più significativo definendo la cima in questione come Cima di … dove di volta in volta ai puntini viene sostituito il toponimo identificato. Quando si tratta di una Serra, viene ad esempio identificata una Cima di Serra Matarazzo, quando si tratta di un pendio o una valle, troviamo quindi una Cima di Fondo di Maiella.
Cartine di rapida consultazione relative all'elenco nella revisione 2014
Tosco emiliano | Cimone | Sibillini | Reatini |
Laga | Gran Sasso ovest | Gran Sasso est | Velino |
Sirente | Simbruini - Ernici | Majella nord | Majella sud |
PNALM nord - ovest | PNALM nord - est | PNALM sud - ovest | PNALM sud - est |
Matese | Sirino | Pollino | |
Note:
1) Alcune tabelle escursionistiche nell'Appennino Tosco-Emiliano riportano il Monte La Piella con la quota di 2077 m (non 2071 m) e il Monte Sasso del Morto con la quota 2075 m (non 2077 m). Informazione dell'Appenninista Antonio Rossi (Maggio 2017).
2) La quota del Monte Greco è di 2285 m, sulla cartina PNALM nord - est è riportata erroneamente con altezza di 2283 m.
3) La quota del Monte Forcone è di 2228 m, sulla cartina PNALM nord - ovest è riportata erroneamente con altezza di 2226 m.
Con l'autorizzazione del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise e accompagnati da 2 guardiaparco, sabato 8 ottobre 2011, un gruppo a numero chiuso di soci del Club2000m ha effettuato una bellissima escursione al Balzo della Chiesa, in territorio di Riserva Integrale. Panorami mozzafiato, nel cuore del parco, ravvivati dai colori dell'autunno incipiente. Speriamo di poter organizzare in futuro, con la collaborazione della Direzione del Parco, che ringraziamo sentitamente, altre esplorazioni analoghe o di ripetere questa a beneficio di altri soci appassionati dell'Appennino.
Qui di seguito alcune foto per dare un'idea della bellezza dell'escursione posta nel cuore della Camosciara. E in fondo la foto di tutti i partecipanti!
I Tre Mortari (foto Mauro Pancaldi)
sulla cresta (foto Doriano Rasicci)
sulla vetta del Balzo della Chiesa (foto Doriano Rasicci)
in piedi da sx: Mauro Pancaldi, Fabio Bardanzellu, Gabriella Zuppello, Vincenzo Odoardi, Alberto Osti, Massimo Maresca,
Giuseppe Albrizio, Silvio Maresca, Nicola Spinaci, Claudio Carusi, Fabrizio Agostinone, Giorgio Carrozzini,
Massimiliano Carnali; accovacciati da sx: Doriano Rasicci, Marco Mampieri, Renato Esposto, Sonia Gagliarde, Alberto Cocuzzi,
Livio Rolle, Mario Visci; davanti: Mario Lupi
la stessa fotografia di sopra ma con le didascalie riportate sull'immagine
Nota:
per ulteriori approfondimenti:
Monte Capraro – Balzo della Chiesa
Balzo della Chiesa dalla Camosciara
Collezionando non t'accorgi ma lo diventi "
(un grande, grandissimo esperto dell'Appennino!)
Nota
Per informazioni riguardo la richiesta degli scudetti da spedire tramite posta, potete rivolgervi al seguente indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Legenda acronimi gruppi montuosi presenti nella scheda personale delle Vette conquistate
ACL = Pollino (App. Calabro-Lucano)
AL = App. Lagonegrese
ATE = App. Tosco-Emiliano
GSS = Gran Sasso
MdL = Monti della Laga
GdM = Gruppo della Maiella
MdM = Monti del Matese
PNA = Parco Nazionale Abruzzo, Lazio e Molise
MRe = Monti Reatini
MSb = Monti Sibillini
MSm = Monti Simbruini
GVS = Gruppo Velino-Sirente
GRUPPO MONTUOSO |
N. CIME |
ALTEZZA MEDIA |
Gran Sasso |
39 |
2415 |
Maiella |
28 |
2395 |
Laga |
17 |
2228 |
Sibillini |
27 |
2211 |
Velino-Sirente |
43 |
2169 |
P. Naz. Abruzzo Lazio Molise |
53 |
2116 |
Pollino-Sirino |
11 |
2115 |
Reatini |
6 |
2093 |
Appennino Tosco-Emiliano |
7 |
2089 |
Ernici-Cantari |
9 |
2056 |
Matese |
1 |
2050 |
22 Novembre 2014
Rosciolo - Magliano dei Marsi (AQ)
07 Dicembre 2013
Assergi
ùù
http://assergiracconta.altervista.org/archivioNews.php?page=1&id=5980
Link che collega all'articolo di Bruno Marconi
01 Dicembre 2012
Roma
Avezzano