NEWS N.28 del 8 Settembre 2015

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Notizie di montagna dal Club 2000m
a cura del Grande Appenninista e membro del Consiglio Direttivo Francesco Mancini









 

Copertina del giorno dedicata alle 100 Cime di Giovanni Pio LIBERATO

Seguendo, per quanto mi è possibile in quanto siete in tanti a scriverci, il Profilo Facebook del Club 2000M si trovano sempre notizie e foto molto interessanti, ma soprattutto e fortunatamente, spesso volti felici.

E' proprio questo il caso del nostro iscritto Giovanni Pio Liberato.



Scorrendo la nostra bacheca mi ha colpito la felicità del Suo volto quando ha raggiunto le 100 Cime.

Emergeva (come vedete dalla foto che allego sotto) il sorriso nella nebbia che lo circondava sulla  Cima 3 Portoni nel Parco Nazionale della Majella a quota 2673 metri.

E' stato bello leggere la dedica di questo traguardo proprio al Club 2000m.

Era il 27 Luglio 2015 e, nonostante il tempo che non incoraggiava, Giovanni ci ha pensato.

Ho poche notizie della Sua persona se non che è un GEOLOGO.

Lo aspettiamo alla prossima Riunione Annuale per la consegna del nostro Scudetto che, ricordiamo sempre a tutti, è solo il ricordo di un Progetto di Montagna che ognuno di Noi si prefissa per conoscere ed esplorare i bellissimi sentieri del nostro Appennino.



Grazie ancora Giovanni per averci dedicato, con questo sorriso, la Tua felicità. 

 
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A Rieti il primo corso in Scienze della Montagna

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Nella foto di Francesco MANCINI il MONTE GIANO che si eleva sopra CITTADUCALE

Parte a settembre nella sede di Cittaducale: obiettivo la valorizzazione degli Appennini
 

Da un articolo di Salvatore Lucente del Messaggero.
Creare un'alternativa di formazione e sviluppo, riscoprire e valorizzare territori montani, con le loro aree rurali, percorsi vecchi di millenni ma ormai quasi dimenticati. Con le annesse ricchezze naturali, turistiche, gastronomiche. Questi e non solo gli obiettivi del nuovo corso in Scienze della Montagna che prenderà il via a settembre nel complesso di Cittaducale, in provincia di Rieti, sede distaccata dell'Università della Tuscia.  È il primo corso in Italia ad occuparsi nello specifico degli Appennini, analogo a un corso dell'università di Milano che si occupa però dello specifico alpino: l'intenzione del dipartimento è aprire una collaborazione tra i due. "Abbiamo voluto intraprendere questa strada, che subentra al percorso in Scienze forestali - spiega Renato D'Ovidio, direttore del Dipartimento di Agricoltura, Foreste, Natura e Energia dell'Ateneo che ha progettato il corso di studio e lo gestirà - per allargarlo, estendendo la formazione del laureato con elementi di gestione delle risorse naturali del territorio montano, e di valorizzazione economica e naturale. L'obiettivo è quello di creare un percorso formativo che dia elementi importanti per connettere sviluppo sostenibile e sviluppo ambientale".

Uno schiaffo alla crisi che passa attraverso la conoscenza e difesa del territorio e delle sue risorse, da realizzare con gli occhi del tecnico, con una solida formazione scientifica ampliata agli ambiti dell'economia e del marketing. Un progetto complesso, importante e articolato quello dell'Università della Tuscia di Viterbo di grande attenzione verso l'ambiente e l'occupazione dei giovani laureati.

Open day per approfondire tutti gli aspetti legati al nuovo percorso nei giorni 11 e 14 settembre a Viterbo e il 15 in sede a Cittaducale: il corso prevede 70 posti ma non è a numero chiuso, è richiesto un test valutativo che in queste date sarà gratuito.

Un campo forse sottovalutato che invece potrebbe dare impulso all'economia in aree spesso considerate marginali: "E' un corso a cui teniamo molto, e risponde ad un bisogno, quello di guardare allo sviluppo del territorio montano, con le sue peculiarità tipiche che non vengono sfruttate - dice D'Ovidio - anche a causa di una conoscenza limitata. Tutti conoscono i paesaggi alpini e le loro bellezze: noi vogliamo formare personale adatto a gestire un ambiente, quello appenninico, meno conosciuto ma altrettanto bello, con realtà particolari che vanno messe in evidenza".

Da qui anche la scelta della sede, a pochi passi dai monti reatini "Dove lo studente può rendersi conto quotidianamente di cosa stiamo parlando, oltre ad avere la possibilità di fare tirocini, previsti dal corso di studi, presso aziende in loco" sottolinea D'Ovidio, rimarcando l'importanza del rapporto con le imprese oltre alla collaborazione con la fondazione Sabina Universitas che finanzia in parte il corso.

Nello specifico, il piano di studio preparato dall'Ateneo viterbese punta a preparare un tecnico con un'articolata preparazione nel settore forestale, agrario, ambientale ed economico attraverso un percorso formativo mirato a favorire la crescita imprenditoriale nei territori montani, tramite la conservazione della biodiversità e la produzione, raccolta e valorizzazione dei prodotti della montagna. A queste discipline, si unisce il settore dell'ingegneria agroforestale che fornisce gli strumenti necessari all'elaborazione di progetti e lavori per la protezione del suolo e delle sorgenti, la prevenzione e il contenimento dei processi di degradazione del territorio e la sistemazione dei versanti.

Un mix di competenze a cui vanno aggiunte quelle necessarie al recupero dalla marginalità geografica e socio-economica di ambienti montani, attraverso soluzioni sostenibili per la valorizzazione dei prodotti dell'agricoltura collinare e delle potenzialità collegate al turismo ambientale, in particolare nei parchi e nelle aree protette. "Gli sbocchi lavorativi istituzionali sono gli stessi di un corso in scienze forestali classico, ma la forma mentis è diversa, più sostenibile e meno rivolta allo sviluppo industriale, con una formazione nel marketing del territorio e dei prodotti tipici che sono un valore aggiunto nella formazione dello studente e danno degli sbocchi in più".

Uscito dall'università, il laureato in Scienze della Montagna può infatti ottenere l'abilitazione all'esercizio della professione di agronomo e forestale junior - previo superamento Esame di Stato - con specializzazione nella gestione degli ambienti montani. Può inoltre trovare sbocchi lavorativi presso i ministeri, le Regioni, gli Enti parco, le Aree protette, le Comunità montane, industrie, imprese, anche nel settore della divulgazione ambientale, e gli studi professionali di progettazione e consulenza. Ma soprattutto, ha le conoscenze adeguate per provare a mettersi in proprio.

 

DANGIA WILD STORIA ED IMMAGINI DI ORDINARIA AVVENTURA DI DANILO GIAGNOLI




 

 Ho conosciuto Danilo GIAGNOLI durante l’Inverno del 2014.

Danilo iniziava ad avere una sua visibilità per le uscite che faceva in montagna sul Terminillo, montagna della Sua Citta natia.

Decidemmo di salire insieme sui Monti della Laga raggiungendo, in ambiente innevato, 2 montagne poco battute Le Vene (Alt.2020m) ed il Pizzitello (Alt.2220m) dal Paese di Collalto (1080m) passando per il Rifugio Inversaturo (1775m) quasi al confine fra Marche ed Abruzzo.




Nella foto di Francesco MANCINI DANILO GIAGNOLI in azione sui Monti della Laga.

Proprio in quella occasione ebbi l’opportunità di conoscere quello che Danilo dichiara nel suo nuovissimo BLOG Personale che invitiamo tutti i nostri iscritti a seguire DANGIA WILD.

“ Sono un creativo in costante ricerca di nuove avventure, escursioni e luoghi da visitare. Questo blog nasce dalla voglia di condividere storie, fotografie e consigli utili. “

Danilo continuò poi a realizzare la sua voglia di avventura con un incredibile viaggio in MTB dal titolo “ DAL TRAMONTO ALL’ISLANDA “ che tanto successo ha riscontrato.

Per questo motivo DANGIA WILD - STORIA ED IMMAGINI DI ORDINARIA AVVENTURA - sarà, sicuramente, per tutti gli iscritti al Club 2000m, un altro punto di riferimento da studiare per emulare il nostro Danilo GIAGNOLI.




IN FOTO : Danilo GIAGNOLI con il Presidente del CLUB 2000M Giuseppe ALBRIZIO.

 
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LA TRISTE REALTA' DI CAMPO IMPERATORE




DA UNA DENUNCIA DEL MESSAGGERO UNA REALTA' ORAMAI CONCLAMATA DA ANNI.
 

L'AQUILA - Prendi una domenica di fine estate, assolata e calda come quelle migliori. Prendi migliaia di turisti che scelgono di trascorrerla in montagna. 

Prendi che questa montagna sia il Gran Sasso, Campo Imperatore in particolare. Un paesaggio da cartolina? Una foto da «whatsappare» agli amici? Ma va, tutt’altro. Verrebbe da gridare allo scandalo, invece, vedendo proprio questi scatti che finiscono per rovinare l’umore, nonostante la bella domenica estiva. Sono immagini che la dicono lunga su quanto le chiacchiere su maxi progetti, sviluppo, infrastrutture, nuove seggiovie, ippovie, parchi avventura e via discorrendo stiano realmente a zero. Non c’è da girarci intorno. Il biglietto da visita che offre oggi Campo Imperatore è a dir poco desolante, specchio fedele di incuria, lassismo, inerzia amministrativa.

SPAZZATURA - È credibile pensare che qui, dove a poca distanza da turisti ed escursionisti ci sono rifiuti di ogni genere, possa sorgere tra qualche anno una stazione invernale ed estiva moderna e funzionale? Al momento la risposta è facilmente immaginabile. Al panorama mozzafiato delle vette e dei prati, si contrappongono degli scorci, per lo più nascosti agli sguardi distratti, di degrado totale: cavi elettrici a vista, bombole del gas (si spera vuote), lattine, bottiglie, materiali di scarto, reti, bustoni della spazzatura, macchinari in disuso, strutture fatiscenti, lamiere arrugginite, vecchi arredi, tubature corrose dagli agenti atmosferici. L’elenco potrebbe essere molto più lungo.
 
 
IL SIMBOLO - Per non parlare poi dello storico albergo che ha ospitato Mussolini. Nel piano triennale delle opere pubbliche sono previsti fondi per la sua manutenzione, ma ad oggi ciò che appare agli avventori (che comunque cercano questo immobile frequentemente) è una facciata scrostata e, nel complesso, un edificio non all’altezza della sua importanza. Una rabbia che alcuni turisti ieri hanno sfogato in Rete: «Ogni volta che lo vedo provo un senso di scoramento» ha scritto una ragazza.
 
I PARTICOLARI - Sono tante le piccole cose che fanno capire in che condizioni si trovi oggi questo angolo di montagna. Per esempio un menu per la ristorazione scritto a pennarello e attaccato a una sedia sistemata nel bel mezzo del piazzale auto. C’è chi, sempre in rete e complice l’ultimo sprazzo vacanziero, posta confronti fotografici da far tremare le vene ai polsi, con località del Nord Italia. Insomma, a salire fin qui viene quasi da pensare che la grande questione dell’ammodernamento delle Fontari, che ha lacerato la politica e portato persino a un referendum per chiedere l’uscita dal perimetro del Parco, possa addirittura diventare secondaria rispetto a una generale riqualificazione. Certo è che Campo Imperatore non potrà continuare ad attirare turisti solo con i suoi indubbi pregi naturali. Senza un cambio radicale di mentalità questo posto resterà così com’è: bello, ma impossibile.

 


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